Quale prestito conviene ai dipendenti pubblici?

18.02.2023

La vita degli statali non è tutta rose e fiori come si potrebbe pensare

L'immaginario collettivo li dipinge come pigri, lassisti, raccomandati...e ricchi. La realtà, però, è ben diversa. Soprattutto per quel che riguarda l'ultimo aspetto

Difficilmente, infatti, un impiegato comunale, un insegnante o un usciere si possono permettere un attico in centro, una seconda casa al mare, e più di una macchina parcheggiata in garage (quando ne possiedono uno). 

Sono i dirigenti, invece, a dormire sonni tranquilli, perché il problema della liquidità non li sfiora minimamente.

La nutritissima categoria dei dipendenti statali di media-bassa fascia ha quindi bisogno, in caso di spese impreviste e improrogabili, di rivolgersi a banche/finanziarie per chiedere liquidità. Esattamente come sono costretti a fare i lavoratori privati.

Quali i prestiti per dipendenti statali?

Esistono 2 formule

  1. Il prestito personale per liquidità
    Generalmente offerto con pagamento tramite bollettino o RID sul c/c offre tassi compresi tra il 7 e il 10%.
    Per un finanziamento di 10.000€ in 48 mesi la rata arriva a 246€ (Taeg 8,84%)
  2. Il prestito personale tramite il quinto dello stipendio.
    Questa, che prende un nome ben preciso: cessione del quinto. Il motivo è intuitivo, l'ammontare massimo della rata mensile di rimborso NON può superare il 20% dello stipendio.
    Poiché si arriva ad 1/5° dello stipendio come rata massima, l'importo concedibile varia in base allo stipendio. Il Taeg è molto competitivo e non supera quasi mai il 4-5%.

Attraverso la cessione del quinto dello stipendio il dipende statale può chiedere ed ottenere fino a 75mila euro da rimborsare entro 10 anni (120 mesi).

Quali prestiti scegliere dunque?

Si possono riassumere con una parola: convenienza, sia dal lato dell'utente che dal lato di chi eroga il credito

Gli interessi restano sicuramente più convenienti per la cessione del quinto ed inoltre il tasso è fisso.

Con la cessione del quinti, il richiedente non è tenuto a fornire particolari o suppletive garanzie alla banca o finanziaria (niente fideiussione, Crif).

Spetta infine al datore di lavoro (in questo caso l'ente statale per cui si lavora) trattenere direttamente sulla busta paga la rata mensile di rimborso, e girarla al soggetto che ha erogato il credito.

di Carlo De Rossi


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