Il lato oscuro dell’Ecobonus al 110%
Credevo fosse una pacchia, e invece rischia di essere un grande...pacco
Un pensiero questo, che probabilmente ha attraversato la mente dei molti cittadini ingolositi dall'Ecobonus lanciato dal governo all'indomani dell'esplosione della pandemia di Covid19.
110%. È questo il numero magico che ha - comprensibilmente - sedotto tutti quelli che aspettavano l'occasione per fare dei lavori in casa senza spendere un occhio della testa. Oltre le più rosee aspettative, si son visti promettere una copertura delle spese edilizie pressoché integrale.
Addetti ai lavori e mezzi di comunicazione l'avevano definita cessione del credito, ed avrebbe consentito ai cittadini di liberarsi di qualunque onere. Trasferendo il bonus del 110% ricevuto dallo Stato all'azienda edilizia che avrebbe effettuato i lavori, sarebbe spettato a quest'ultima sbrigare la trafila burocratica necessaria ad attivare l'intervento economico della banca.
Purtroppo però, ancora una volta, la realtà batte i buoni (?) propositi 10 a 0. Ed a riscontrarlo, con amarezza, non sono solo i privati, che avrebbero dovuto essere gli "utilizzatori finali", ma anche le imprese del comparto edilizio.
Tanto per cominciare, la disciplina dell'Ecobonus del 110% è stata ritoccata e integrata strada facendo, nel 2020...ma Agenzia delle Entrate evidentemente non è stata aggiornata. Così, ai contribuenti che hanno chiesto delucidazioni per orientarsi nella giungla di regole e paletti a cui attenersi, è stata consegnata una bussola rotta. In un articolo di qualche giorno fa, il sito Proiezioni di Borsa ha raccontato l'emblematico caso di un contribuente intenzionato a ristrutturare in ottica antisismica due immobili di categoria C2, che ha ricevuto una risposta doppiamente inesatta: AdE, infatti non lo ha informato che ATTUALMENTE è possibile utilizzare il bonus per un massimo di quattro edifici, e che l'importo massimo di spesa è stato aumentato, raggiungendo quota 16mila euro.
Francesco Puggioni, su StartupItalia, nel dicembre 2020, ha raccolto il parere di Angelica Donati (Presidente Ance Lazio Giovani) che, tra gli elementi di criticità, ha ravvisato la poderosa quantità di modulistica da presentare in banca (36 documenti), e la questione delle difformità catastali (eventuali discrepanze tra le condizioni in cui versa attualmente l'immobile e la sua descrizione contenuta nei documenti catastali), tanto frequenti quanto spesso difficili da risolvere.
Carlo De Rossi
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