Si può chiedere un prestito in caso di ritardi sui precedenti?
Anche i dipendenti pubblici piangono
A dispetto di stereotipi e luoghi comuni, infatti, anche chi ha il classico posto fisso può fare fatica a onorare le scadenze delle rate del mutuo, dell'auto appena comprata, o del tablet di ultima generazione.
Le difficoltà sono "democratiche", perciò a chiunque può capitare di ritrovarsi alle prese con una spesa cospicua, improvvisa ed urgente.
Che si tratti di un problema di salute, casalingo o familiare, non fa differenza. L'imperativo è uno solo: correre ai ripari, risolvere, o quantomeno contenere le conseguenze negative.
Così ci si ritrova con un mutuo/prestito rimborsato a metà e la conseguente segnalazione in Crif, ed il bisogno di chiedere nuovamente liquidità.
Quale soluzione, quindi, per i dipendenti pubblici?
La cessione del quinto è la scelta migliore, in casi del genere. Questa tipologia di finanziamento, infatti, è caratterizzata da alcuni elementi che possono rappresentare una sicurezza, una tranquillità, per entrambe le parti.
Dal lato del richiedente (che può essere anche pensionato o dipendente privato), la cessione del quinto è vantaggiosa in quanto consente di ottenere liquidità in tempi molto rapidi (due-tre settimane), usufruendo di un tasso di interesse e di una rata mensile fissi.
Il rimborso, inoltre, può essere "spalmato" su un periodo massimo di 10 anni.
Dal lato del soggetto erogante, invece, la garanzia del rientro della somma è rappresentata dal fatto che la rata mensile viene trattenuta alla fonte, vale a dire dall'ente pubblico o dal datore di lavoro privato che eroga stipendio o pensione, e il suo ammontare non può superare un quinto di questi ultimi.
Per entrambi, quindi, il miglior punto di forza della cessione del quinto è rappresentata dalla sua sostenibilità.
Giuliana Ferri
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