Quando devo pagare le tasse per la vendita di oggetti usati?

28.03.2024

Vendere roba usata su app ormai famose tipo Vinted o Wallapop? Il sentire comune ritiene quest'attività esentasse. Se finora la situazione era un po' più tranquilla, dal 2024 i controlli stanno aumentando sempre di più e in tanti devono fare i conti con le nuove regole. 

E se in alcuni casi gli obblighi da ottemperare sono minimi, in altre si potrebbe aver bisogno di aprire una partita IVA.

Come funziona la tassazione per la vendita di oggetti usati?

Il nostro sistema fiscale è un po' confusionario ma per quanto riguarda le tasse su vendite online o in generale sugli oggetti usati la questione è piuttosto semplice.

Il fisco infatti fa una distinzione fondamentale tra attività occasionale e attività professionale. 

Si parla di vendita occasionale nel caso in cui si voglia vendere a un altro privato dei propri beni o un oggetto derivato da un'eredità e lo si faccia occasionalmente, ovvero una volta ogni tanto; in questo caso, non si deve pagare alcuna tassa.

E questo vale indipendentemente dal valore del bene. L'unica accortezza nei casi di beni di grande valore è solo di scrupolo personale.

È sempre utile, in ogni caso, far firmare un contrattino dove devono sempre essere presenti:

  • Dati anagrafici di venditore e acquirente (compreso codice fiscale)

  • Copia di documento di identità firmato

  • Eventuali seriali o foto dell'oggetto

  • Firma di un modulo di legittima provenienza per il venditore e di "visto e piaciuto" per l'acquirente

  • Estremi di pagamento

  • Doppia firma su tutti e due i documenti

Questo piccolo contratto può scoraggiare eventuali truffatori, perché garantisce un documento della transazione, così da evitare problematiche future. 

Se ad esempio fate pagare con bonifico o assegno sia la banca che l'Agenzia delle Entrate potrebbero chiedervi di motivare l'incasso per la normativa anti-riciclaggio.

Il contrattino vi permette di avere una prova della transazione ed evitarvi rotture. 

ATTIVITÀ NON COMMERCIALE MA CONTINUATIVA NEL TEMPO

Se l'attività di vendita di oggetti usati prevede un'organizzazione e viene portava avanti nel tempo diventa un'attività continuativa. Un esempio classico è avere lo stand al mercatino delle pulci.Questo infatti richiede il pagamento della postazione, il carico e lo scarico della merce, l'allestimento dell'attività, la gestione delle vendite ai clienti. 

In questo caso il Fisco non considera l'attività come commerciale e quindi non è necessario avere una partita iva. Gli importi però sono superiori rispetto all'attività occasionale, quindi sarà necessario dichiararli nel quadro "redditi diversi" della dichiarazione dei redditi.

APERTURA PARTITA IVA SE COMMERCIALE E CONTINUATIVA NEL TEMPO

Il fisco non specifica quante transazioni o quale è il limite di fatturato tra attività commerciale o non commerciale.

Il punto è che, il semplice fatto di essere un'attività continuativa, obbliga ad aprire una partita IVA. Anzi,  sarebbe meglio, in tale situazione, cominciare a cercare anche un buon commercialista.

È necessaria una partita IVA se si ha spesso uno stand ai mercatini, si fa pubblicità, si apre un negozio online su un sito oppure su eBay. In tutti questi casi non si tratta più un semplice hobby ma di un'attività commerciale.

E questa attività avrà dei fatturati ben diversi dal vendere 4 camicie trovate nell'armadio. Non basta più dichiarare sotto "redditi diversi" i guadagni.

Ciò vuol dire pagare i contributi previdenziali presso la cassa commercianti o artigiani e pagare le tasse. Anzi, spesso sono le stesse piattaforme a chiedere spiegazioni, ancor prima che lo faccia l'Agenzia delle Entrate. 

Infatti, i primi ai quali l'Agenzia delle Entrate chidere conto delle vostre azioni sono proprio loro. E se questi controlli erano prima farraginosi la nuova normativa DAC7 ha reso lo scambio di informazioni automatizzato e obbligatorio per qualsiasi e-commerce.

La normativa DAC7

La normativa DAC 7è attiva da gennaio 2024 per le transazioni del 2023 e riguarda tutte le piattaforme digitali, non solo quelle per vendere oggetti usati online.

Con DAC7 si intende una procedura di scambio automatico di informazioni tra i gestori di siti e piattaforme digitali e le autorità fiscali dei paesi UE.

Nasce da una normativa europea per limitare il più possibile l'evasione fiscale. In sostanza tutti i siti di vendita di beni e servizi sono costretti a segnalare i cittadini con più di 30 transazioni e con ricavi superiori ai 2000€.

Sotto a queste soglie non è prevista la segnalazione, sopra sì. L'Agenzia delle entrate riceverà poi le informazioni da tutti i negozi digitali e, a seconda di cosa combini, incrocerà i dati con quelli dichiarati.

In questo modo potrà poi valutare se il cittadino ha correttamente comunicato tutto oppure si sta approfittando della situazione.

Questa normativa non comporta alcun impegno nei confronti del cittadino se non quello di fornire le proprie generalità e i dati anagrafici alle piattaforme a cui si iscrive. 

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